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ROBE DELL’ALTRO MONDO: NOWRUZ, IL CAPODANNO PERSIANO

by Acquaviva

 

di Acquaviva

Nowruz è l’insieme dei festeggiamenti di due settimane per il Nuovo Anno della tradizione persiana e, in armonia con la rinascita della natura, parte dal giorno prima dell’equinozio invernale, ovvero il primo giorno di primavera, che quest’anno cade oggi 20 marzo, per proseguire altri dodici giorni e terminare con la grande festa del tredicesimo giorno.

Gli antichissimi rituali sono un insieme di gesti pratici, religiosi scaramantici e gastronomici consolidatisi nei secoli, ispirati sia all’antichissima tradizione sumera che alla religione zoroastriana, che veniva praticata in Iran prima dell’avvento dell’islamismo e che con alcuni dei suoi rituali si fonde. Ciascuno di questi riti e consuetudini mira a sottolineare il rinnovamento personale e sociale e l’unione familiare legati al concetto di primavera come rinascita e molti di essi ricordano quelli che in Occidente dedichiamo alle nostre festività classiche.

Ad esempio nei giorni precedenti al Capodanno in Iran si pulisce e rinnova casa, come per le nostre pulizie di Pasqua, e si cucinano i dolcetti per le feste. C’è chi confessa i propri peccati per una pulizia interiore e chi si porta avanti con la preparazione delle complesse decorazioni tradizionali per la casa e la tavola, come per noi a Natale. La notte della Vigilia si accendono piccoli falò, come facciamo noi in tante sagre popolari votate a scacciare l’inverno, e ci si salta attraverso per passare dal vecchio al nuovo anno; i bambini bussano alle porte in cerca di regalini avvolti in teli che ricordano i sudari dei morti, che in quella notte si dice tornino a trovare i vivi, un po’ come succede per Halloween.

APTOPIX Mideast Iran New Year Fire Festival

I dodici giorni dopo l’equinozio sono il simbolo delle dodici costellazioni che governano i dodici mesi dell’anno. Inizialmente i più giovani fanno visita a parenti ed amici più anziani, in segno di rispetto, mentre negli ultimi giorni le parti si invertono; ci si offre dolci e bibite fresche, i bambini ricevono regali e banconote nuove di zecca e c’è un clima generale di festa. La tradizione zoroastriana crede che ogni costellazione regolerà il mondo per mille anni e alla fine dei dodici cicli cielo e terra collasseranno l’uno nell’altro. Il tredicesimo giorno di Nowruz, detto Sideh bedar, simboleggia quindi il tempo del caos e lo si celebra mettendo da parte le solite regole ed organizzando feste all’aperto.

A questi picnic partecipano famiglie intere, che gettano nell’acqua corrente di un fiume o tra le onde del mare i germogli fatti sbocciare nei giorni precedenti, il che dovrebbe attirare in quel luogo l’attenzione dei divs (spiriti malvagi), distoliendone lo sguardo dall’abitazione della famiglia. Le ragazze che intrecciano fili di erba fresca in questa occasione si dice troveranno marito entro l’anno e per tutto il giorno si canta, si balla e si banchetta all’aperto, ed al rientro le festività di Nowruz sono chiuse, un po’ come con le nostre gite di Pasquetta.

Nowruz picnic

Sembra che la radice di queste celebrazioni risalga ad epoca sumera, quando si celebrava Domuzi, il dio del Sacrificio, ucciso ad ogni fine d’anno perché nascesse di nuovo il primo giorno dell’anno successivo. E ad annunciare l’imminente arrivo del nuovo anno in questi giorni del Capodanno gira per le strade persiane la maschera popolare del menestrello Hadji Firuz, impersonato da musicanti che, vestiti di rosso e con il volto dipinto tutto o in parte di nero, danzano, ballano e suonano tamburelli per festeggiare il ritorno alla vita di Domuzi e ricordare a tutti che è epoca di risvegli. Quando si vede Hadji Firuz per strada o i suoi pupazzi o dolcetti nelle vetrine si sa che Nowruz è vicino… come per noi vedere le decorazioni natalizie con Babbo Natale.

hadji firuz

Il rosso vivo degli abiti di Hadji Firuz in questa occasione simboleggia l’innocenza e la castità, a ricordare il sangue ingiustamente versato dal leggendario principe Siavash, che, secondo la tradizione, fu calunniato e bandito dal regno a causa dell’infatuazione della matrigna, che tentò di circuirlo ma che venne da lui respinta, e che finì ucciso a tradimento da chi lo aveva ospitato in esilio. La maschera nera del volto di Hadji Firuz, invece, rappresenta le tenebre della morte, da cui ogni anno Domuzi sa uscire riportando all’umanità il dono della vita… e qui l’affinità con la Pasqua cristiana è davvero impressionante.

banchetto antico

La sera dell’equinozio la famiglia si riunisce attorno al sofreh, uno speciale drappo di tessuto che viene steso sul tappeto o tavolo principale della casa per allestire il sofreh-ye haft-sinn, ovvero “l’insieme dei sette piatti che iniziano per esse”. Il numero sette, simbolico in molte tradizioni non solo orientali, qui rappresenta i sette araldi della vita, ovvero le speranze ed i desideri per il nuovo anno: rinascita, salute, felicità, prosperità, gioia, pazienza e bellezza, ciascuno simboleggiato dalla presenza di un diverso cibo, disposto in bell’ordine sul drappo, cui si affiancano altri oggetti carichi di simbolismo e sette pile di diversi dolcetti, perché una leggenda vecchia di tremila anni vuole che lo zucchero (in persiano qand, da cui la parola candy) venisse scoperto dal Re Jamshid proprio il giorno di Nowruz. Il sofreh in casa è il simbolo intrinseco di Nowruz come per noi il presepe o l’albero a Natale.

Nowruz-HaftSeen Table

Poche ore prima del passaggio al nuovo anno famiglia e amici si siedono attorno al sofreth, intonano canti tradizionali, recitano poesie del mistico sufi Hafiz e citano versetti del Corano fino a che, esattamente al momento dell’equinozio, il componente più anziano del gruppo si alza ed annuncia il nuovo anno distribuendo auguri, benedizioni, abbracci, dolcetti e monete. L’atmosfera calma, dolce e gioiosa di questi momenti ed i profumi del cibo e dell’ambiente creano quella sensazione di serena rinascita che ci si augura possa restare immutata per tutto l’anno. Un po’ come il nostro Natale, insomma…

Tra i vari oggetti che hanno posto sul sofreth cito solo alcune curiosità, tipo una vaschetta di verdi germogli di lenticchie, segno di rinascita, uno specchio riflette l’immagine del creato, un mucchietto di monete come augurio di benessere, uova colorate come simbolo di fertilità, un’arancia che galleggia nell’acqua a rappresentare la terra sospesa nello spazio, dei capi d’aglio ad indicare la medicina, delle mele rosse segno di salute e bellezza (una mela al giorno…) mentre una boccia di pesci rossi guizzanti simboleggia la vita, oltre a richiamare il segno astrologico con cui inizia l’anno.

Per il convivio di Nowruz sulla tavola non possono mancare i piatti di buon augurio come lo ash-e reshteh-ye nazri, una zuppa di legumi e spaghettini (il cui groviglio simboleggia tutte le infinite possibilità che ci presenta il nuovo anno e tutti i nodi che sapremo certamente districare), un piatto di pesce con riso ed erbe, il sabzi polow ba mahi (dove il pesce è simbolo di vita, il riso l’abbondanza e le erbe la rinascita) e gli ajil, snack composti da frutta secca e a guscio miscelata. Lo ajil-e moshkel gosha è la miscela speciale di Nowruz, composta da sette ingredienti ed il suo nome significa “risolutore di difficoltà”.

Ajil

Diventerebbe complicato raccontare il dettaglio di tutte le tradizioni del Capodanno persiano, Patrimonio Culturale Unesco dal 2009, ed altrettanto elencare tutte le presenze sul sofreh nonché tutte le fantastiche ricette tipiche che contribuiscono a creare quel clima di festa tanto speciale. Tra i vari spunti legati al cibo colgo quello che ha più in comune con la nostra Pasqua: quello delle uova decorate! Ci sono famiglie che lasciano le uova sode naturali, altre che le tingono con semplici colorazioni naturali ed altre che ne fanno vere e proprie opere d’arte. Come simbolo di fertilità si usano anche nei matrimoni, ma i decori con il nero ed il rosso sono tipici di Nowruz.

uova

Qui ci siamo divertiti, usando quei colori, a “travestire” le uova da Hadji Firuz: basta un po’ di colorante alimentare, un cucchiaio di farina, del cartoncino, qualche nastrino dorato e la voglia di tornare bambini per un momento, ed ecco che le buffe faccine del menestrello portano voglia di festa anche sulla nostra tavola.

Nowruz 9

Rassodare le uova e dipingerle di nero con i colori alimentari.

Mentre asciugano ritagliare nel cartoncino rosso delle strisce da 11 x 1,5 cm, che pinzate ad anello faranno da colletto/supporto, uno per ogni uovo. Dal cartoncino rosso ritagliare anche delle strisce 12 x 1 cm con al centro del lato lungo un cerchio di 3 cm con una liguetta in cima, sempre uno per ogni uovo.

Ripiegando la linguetta e pinzandola con i due lati della striscia si otterrà il tipico cappello a tamburello di Hadji Firuz, da decorare con un nastrino dorato.

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Ritagliare nel cartoncino bianco occhi e bocca per ogni uovo, completarli con pennarello nero e rosso a formare pupille e labbra. Fissarli alle uova con una colla alimentare ottenuta mescolando un cucchiaio di farina con qualche goccia di acqua.

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Disporre ogni faccina sopra il colletto, completare con il cappello e disporre le uova su un piatto floreale sopra il sofreth, insieme agli altri smboli.

Nowruz 12

 

l’immagine di apertura è presa qui
quella del sofreh è presa qui
quella dei falò qui
quella degli Haji Firuz qui
quella del pincic di fine Nowruz qui
quella del ajil qui
quella del dipinto antico e quella delle uova decorate qui

3 comments

sonia conte 21 Marzo 2018 - 11:30

Grazie per questa chicca!!!

Katia Zanghì 20 Marzo 2018 - 19:47

Bellissimo. Mi sento arricchita, dopo averti letto, Annalena.
Grazie1

edvige 20 Marzo 2018 - 12:30

Carissima Annalena non potevi essere che tu a scrivere questo articolo bellissimo dettagliato e raccontatao bene. I sumeri mi hanno sempre attirato nel conoscere per quanto possibile la loro storia e quella persiana non di me. Io sono cresciuta all’ombra di reza pahlavi ed alla storia della sua prima moglie bellissima anche se la successiva aveva il suo fascino forse più persiano della precedente di sangue europeo. Le uova cosi dipinte bellissime ovviamente poi non si mangiano…. oppure come li faceva un mia amica con santa pazienta li vuotava a crudo con piccolissimi buchini e poi le dipindeva inserendo il filo di nylon con un fiocchetto da poi appendere al ramo di ciliegio quello che si acquista secco..
Grazie cara un abbraccio e buona giornata (capisco perchè hai tanto da fare…)

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