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La voce vera dei Gullah-Geechee: intervista a BJ Dennis

by Alessandra

BJ Dennis è un giovane chef Gullah che ha scelto di diventare il portavoce della sua cultura, mettendo da parte il successo, la fama e la gloria che gli sarebbero facilmente arrisi dopo le sue partecipazioni a programmi televisivi di fama planetaria, Parts Unknown di Anthony Bourdain su tutte.

Detta così, sembra una storia già letta, di quelle con tanta narrazione e poca verità: ma chiunque lo abbia incontrato, anche il più scettico o il più scafato, è stato costretto a ricredersi, di fronte alla sincera passione con cui BJ Dennis, da anni, persegue la sua missione che è quella di far conoscere il cibo Gullah e la cultura del riso in tutti gli Stati dell’America del Nord.

Il suo impegno è stato così prezioso che se oggi i Gullah sono una minoranza che gode di una buona copertura mediatica e, conseguentemente, può vantare di essere conosciuta anche al di fuori degli esigui confini del proprio territorio, il merito è in gran parte suo: non a caso, è grazie ad una sua intervista che ha avuto origine il nostro numero zero ed è con la sua intervista che lo concludiamo



I nostri lettori sono rimasti affascinati dalla cultura dei Gullah-Geechee, di cui conoscevano poco o nulla. Noi abbiamo provato a raccontarla, attraverso libri, riviste, riferimenti a programmi televisivi ma ora che abbiamo l’opportunità di questa intervista, non possiamo farci scappare l’occasione di chiedere a te di parlarci di loro, cominciando dalla domanda più difficile: se avessi solo 5 parole a disposizione, quali useresti per definire la tua gente?

Bellezza, Resilienza. Radici. Cultura, Vitalità

Uno dei motivi che  più ci hanno affascinato, nella vostra storia, è il legame tutto speciale che avete instaurato e poi mantenuto con la terra che ha accolto i vostri antenati, quando giunsero per la prima volta in America. Che significato ha, per voi, il Lowcountry?

Lowcountry è un luogo di bellezza e dolore. Un luogo in cui le nostre storie non sono ancora state raccontate, ma sono state nascoste sotto il velo dell’odio. È un luogo che è stato arricchito dalle mani dei nostri antenati di Gullah che però non hanno mai visto nessuna di quelle ricchezze. Non hanno mai ricevuto un compenso per la loro conoscenza della coltivazione del riso. È un posto che è stato reso così bello ma che ha molti segreti oscuri. Bambini che non hanno superato l’età dell’adolescenza, lavorando in quelle risaie. Uomini e donne spogliati della loro dignità, ma che comunque rimanevano forti. Il Lowcountry è bellissimo ma dietro la sua bellezza nasconde ancora tante brutture.

Il riso è un punto di intersezione fra la vostra storia e quella degli Stati del Sud. I vostri antenati lo hanno introdotto e assieme ai nuovi chicchi hanno portato anche la cultura legata a questo cereale, le tecniche per seminarlo, coltivarlo, conservarlo. Che significato ha dunque il riso, nella vostra cultura e nella vostra identità?

E’ fondamentale e, di nuovo, perché rappresenta cose buone e cattive, nello stesso tempo. Da un lato, dimostra che i nostri antenati non erano rozzi e ignoranti, ma avevano una cultura peculiare che, oltretutto, si estendeva anche alla scienza, all’astronomia, alla matematica, tutte connesse alla coltivazione del riso. Non era solo una tecnica empirica, c’era molto di più . Dall’altro, purtroppo, tutto questo bagaglio di conoscenza è stato sfruttato solo per arricchire gli schiavisti bianchi: loro diventavano ricchi, noi venivamo imprigionati, battuti, mutilati. E’ una storia dolorosa e complessa e il riso ce la ricorda, ogni volta.

Oltre al Red Rice, quali sono i piatti che simboleggiano la vostra cucina?

Ci sono molti piatti che ci rappresentano come: la zuppa di gombo, l’Hoppin John (piselli e riso), gamberetti o granchio e grits (una specie di polentina),  i lime beans, la Soup Bunch (una minestra a base di radici e verdure in foglia, un tempo venduta per le strade dalle donne Gullah) il Chicken Bog (un riso pilaf con il pollo, nd.),  l’okra purloo (con riso), le Smothered Oyster (ostriche ricoperte di burro fuso speziato).

L’istituzione del “Corridoio del Gullah-Geechee” (la fascia di territorio costiero che va da Charleston al Nord della Florida e corrisponde alle zone abitate storicamente dalla comunità, n.d.r.) ha contribuito a tutelare la vostra cultura e a far conoscere il vostro patrimonio linguistico, artistico, artigianale. Potete ritenervi soddisfatti? Quale futuro vi attende

Il corridoio è il frutto di almeno vent’anni di sforzi collettivi da parte di tutta la comunità, rappresentata dalla nostra Regina, Queen Quet,, perché la nostra cultura non venisse travolta, prima e venisse riconosciuta, poi. Il Corridoio è una tappa importante, ma non è il punto di arrivo. Noi ci impegniamo ogni giorno, anche sui social media (oggi fondamentali) per proseguire in questa opera di diffusione culturale. Lottiamo anche per l’equità economica, visto che siamo una comunità fra le più povere di tutto il Paese.



 

5 comments

Lara 4 Agosto 2020 - 23:02

Intenso

Cristina Galliti 4 Agosto 2020 - 13:40

Lunga vita alla cultura Gullah e all’Mtc 😍😍😍

annalena 3 Agosto 2020 - 17:05

… Wow!

Katia Zanghì 3 Agosto 2020 - 12:46

Bella conclusione ad un lavoro fatto bene e con passione. Grazie!

Mapi 3 Agosto 2020 - 12:39

Breve, ma intensa. E commovente.
Grazie!

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