Se amate la storia e la vostra vacanza ideale è rinchiudervi in un museo
Se amate il cinema, Clint Eastwood . Colazione da Tiffany e Forrest Gump
Se adorate i fantasmi, le storie gotiche e i cimiteri
Se avete letto tutto, ma proprio tutto, di Flannery O’Connor
Se cercate un posto dove riempirvi gli occhi di meraviglie, rilassarvi fra strade ed edifici che hanno sempre una storia da raccontare, meglio ancora se avvincente ed emozionante
Allora prendete un pennarello e calcate un cerchio su Savannah, per la mèta del prossimo viaggio: perché questa è la città che fa per voi
A Savannah, fra Storia, Cinema e Letteratura
PRIMA PERO’
Prima però togliamoci il dente e affrontiamo il tema spinoso, che è quello della sicurezza. Rispetto agli anni precedenti, quando Savannah era ai primi posti fra le città meno sicure degli USA, adesso le cose vanno decisamente meglio. Prova ne è che il flusso dei turisti aumenta ogni anno, facendo della città una delle attrazioni turistiche più affollate del Paese (12 milioni di turisti l’anno, secondo le ultime stime) con la conseguente creazione di un centro storico ben tenuto, di una rete di alberghi, ristoranti e bar di buon livello, aperti anche fino a tarda ora, a recintare una zona sicura che si allarga sempre di più. Certo, la percentuale dei crimini è ancora alta (393 crimini ogni 100000 abitanti) ma questo non riguarda i visitatori, per i quali valgono semmai le solite regole di buon senso: non tenere portafogli in vista, non avventurarsi di notte in zone malfamate, non accettare passaggi da sconosciuti- nulla di più e nulla di meno di quello che facciamo a casa nostra, insomma.
ATTENTI AL MUSCHIO!
Più che un assalto criminale, sono i rischi dello Spanish Moss quelli che possono rovinarvi la vacanza. A dispetto del nome non è né un muschio né un lichene, ma una rigogliosa inflorescenza che pende da tutti gli alberi della città, cimiteri compresi e invoglia ad essere fotografata da vicino o- peggio-toccata. In sé non è velenosa, ma ospita degli insetti killer, piccini e micidiali, che hanno causato più di un ricovero di turisti incauti, che si sono ritrovati pieni di punture e di rigonfiamenti. Evitate quindi di giocare a Sir Richard Attemborough e godetevi le meraviglie del verde cittadino a prudente distanza.
LA STORIA, DICEVAMO
Tanta, per essere negli USA, ed anche ingombrante, visto che Savannah è stato uno dei centri più famosi per l’approdo, il commercio e l’impiego degli schiavi nelle piantagioni: riso e cotone, non si sono fatti mancare niente, come per altro conveniva ad una città nata da subito con grandi ambizioni: il suo fondatore, il generale James Oglethorpe partì subito con un piano regolatore, tant’è che ancora oggi, delle 24 piazze originarie, 22 sono ancora intatte, cosi come moltissimi sono gli edifici storici che risalgono agli anni della fondazione (1733 e dintorni). Come dire che quando le cose si fanno bene, poi non ci si pente. Da lì in poi, però, fu tutta una guerra: prima con i Nativi (gli Yamacraw) e gli Spagnoli, poi contro gli Inglesi, poi contro gli Unionisti, anzi: agli Unionisti, Savannah si arrese senza colpo ferire, anche perché probabilmente li avevano finiti tutti: una resa forse ingloriosa, per quei tempi, ma che si rivelò vincente per il futuro, a proposito di centri storici intatti.
I CONTI COL PASSATO
A dispetto di un passato “pesante”, però, Savannah è una delle città degli USA che sta facendo di tutto per rimediare a più di un torto. I musei, in primo luogo: sono tanti e tutti hanno il pregio di limitare al minimo la narrazione di quelle pagine buie, documentando in modo attento la realtà delle minoranze a quei tempi. Merita, fra tutti, una visita al Pin Point Heritage Museum, dedicato ad una comunità di Gullah Geechee che si insediò sull’insenatura del Moon River, dopo che un uragano li costrinse ad abbandonare le loro isole Il museo sorge nell’edificio dell’ex fabbrica di scatolame, dove i Gullah inscatolavano i prodotti della pesca nel fiume. Clarence Thomas, uno dei Giudici della Corte Suprema statunitense, nominato da George Bush Jr. nel 1990, proviene proprio da questa comunità. Altro Museo imperdibile è il Ralph Mark Gilbert Civil Rights Museum, aperto nella ex sede della prima banca riservata agli Afro Americani, in West Broad Street (oggi Martin Luther King Street), un tempo sede di tutti gli affari della comunità nera. Il Museo ripercorre la storia della conquista dei diritti civili, focalizzandosi in modo particolare sul ventennio che va dal 1942 al 1960. Per finire, se volete fare un giro città in battello, i 4 ferry che vi portano attraverso Savannah portano i nomi di 4 donne che hanno avuto un ruolo di primo piano nella storia delle 4 comunità cittadine, l’élite bianca, la classe operaia bianca, la comunità afro-americana e quella dei Nativi.
FRENDLY IS THE KEY
Più in generale, Savannah ha fatto della libertà il suo biglietto da visita: è da sempre una mèta molto amata dalla LGBT ed un centro per la promozione artistica a 360 gradi. Qui è sorta una delle prime scuole d’arte che inglobava tutte quelle specializzazioni che mancavano altrove: in origine unico edificio, oggi è sparsa per tutta la città. Anche gli animali sono benvenuti, a Savannah: troverete parchi con aree per cani e vaschette con acqua fresca fuori da ogni negozio. Più in generale, sono amichevoli tutti i suoi abitanti: abituatevi a rispondere ai saluti di estranei per la strada e ad essere accolti ovunque con sorrisi.
HOLLY, FORREST AND Co.
Savannah ha portato fortuna al cinema- o è il cinema che ha portato fortuna a Savannah? Non si sa: ma se volete sedervi sulla stessa panchina vicino a Forrest Gump o provare l’ebbrezza di canticchiare Moon River al tramonto, sulle rive dell’omonimo fiume o se volete rivivere le emozioni di quella notte, con John Cusak e Kevin Spacey- e il mtico Clint dietro la macchina da presa, in Mezzanotte nel Giardino del Bene e del Male è a Savannah che dovete venire.
(per i cinefili, ecco la lista)
|
SANTA SÌ, MA INTELLIGENTE
Mary Flannery O’ Connor fu una celebrità di Savannah quando, da bambina, insegnò ad un pollo a camminare all’indietro. All’epoca, nessuno avrebbe sospettato di trovarsi di fronte a colei che, anni dopo, avrebbe dato vita ad un vero e proprio caso letterario (ve la faccio breve, è stata paragonata a Joyce e a Dostoevskji e non con tutti i torti, devo dire), anzi: lei stessa amerà ripetere, in futuro, che il suo maggior momento di gloria fu proprio quello, quando fece da assistente al suo pollo e questo a dispetto di 2 romanzi, 32 racconti e 100 recensioni, scritte mentre allevava pavoni e combatteva una battaglia durissima contro il lupus, che la uccise a soli 39 anni. Ironica, onirica, grottesca, profetica (è stata anche recentemente evocata, in questi tempi di pandemia), Flannery ha raccontato l’America rurale con una profondità ed un acume rari: Bompiani ha ripubblicato i suoi racconti qualche anno fa, Einaudi sta per ristampare uno dei suoi romanzi. Se cercate qualcosa di diverso, dalle classiche letture estive da ombrellone, la O’ Connor è sempre una buona idea. (in attesa di andare a Savannah a visitare la casa dove trascorse gran parte dell’infanzia, intendo. Per la cronaca, era nata lì vicino, ad Harlem, nello stesso sobborgo dove qualche anno prima era nato Oliver Hardy, sì, proprio quello lì)
Tutto il resto, potete trovarlo sulle guide o sui siti di promozione turistica, come questo, questo e quest’altro ancora.
Nel caso non fossimo riusciti a convincervi…
2 comments
WOW, Ale!!!
ma che altro hai in serbo per l’MTC, dopo questi meravigliosi post?!
Comments are closed.