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WILD SWEETNESS di Thalia Ho

by Alessandra

Vi è mai capitato un colpo di fulmine per un libro di cucina? A me sì, un sacco di volte. Quasi quante sono rimasta delusa, dopo, passata l’euforia per la copertina, per le foto, per le ricette dai nomi evocativi che poi, al palato, si rivelavano banali o insulsi.

Quando però è andata bene- come in questo caso- il libro è entrato davvero nel cuore: tanto che, nella scelta del primo titolo sui dolci, non ho avuto esitazioni.

Doveva essere Wild Sweetness, di Thalia Ho. Se seguite il suo blog, Butter & Brioche, già potete immaginare tutto il resto, visto che questo libro è la fedele riproposta dello stile della sua autrice, un inno alla natura nei suoi aspetti più semplici, più spontanei e che sarebbero selvatici se non fossero mitigati dalla dolcezza: quella della luce, nelle foto, quella dei colori, nel layout del blog e, buon ultimo, quella dei contenuti, visto che di dolci si parla- e che dolci, signori miei: un trionfo di accostamenti inediti ma non forzati che da un lato assecondano la natura, nella sua selvaggia spontaneità, ma dall’altro ne smussano gli spigoli, con la tecnica, la proporzione, la sapienza.

Ne vien fuori un libro bellissimo (se ancora non si fosse capito) e un innamoramento che non solo dura ancora, dalle mie parti, ma si è esteso anche alle amiche di CMB, come potete vedere dalle meraviglie qui sotto

BUCKLE ALLE FRAGOLE E SUMAC

di Paola Sabino

C’è stato un momento, qualche vita fa, in cui sapevo elencarvi a memoria e pure su un piede solo le differenze fra crumble, streusel, cobbler, grunts, slumps e via dicendo.
La somma inutilità di questa occupazione è emersa in tutta la sua frustrante evidenza quando, tempo dopo, ho realizzato di non ricordarmi un bel niente- ad eccezione del Buckle e non perché dolce avesse qualcosa più degli altri, ma a causa di una amica di Singapore che li preparava di continuo.
“Perché è di Boston”, commentavano le altre, con una perentorietà che escludeva ogni altro approfondimento.
Quindi, quello che ho imparato è che il buckle è una torta di frutta con sopra delle grosse briciole (lo streusel) e che si prepara soprattutto nella zona di Boston e del New England.
Altro dirvi non so, se non che delle tanti varianti esistenti, quella proposta da Thalia Ho ha un suo specialissimo fascino: le fragole vengono infatti abbinate al Sumac, una spezia diffusissima nel Medio Oriente, dal sapore leggermente acidulo che ben si abbina alla dolcezza delle fragole.
Mano leggera è però la parola d’ordine per questa ricetta, perché, ci dice l’autrice, “ci son volte in cui le spezie si devono sentire, forte e chiaro: ma non qui”.
E noi, naturalmente, obbediamo agli ordini.

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SCONES ALLA LAVANDA

di Nicol Pini

Tanto non ci stancheremmo mai di ammirare i campi di lavanda e di inebriarci del suo profumo, quanto siamo sensibili ai suoi eccessi eccessi, nel momento in cui la utilizziamo come ingrediente: la distanza dai romantici scenari della Provenza al cassetto della biancheria della nonna, infatti, è tutta in poche gocce di essenza o in un rametto in più di questa erba, così dolce all’olfatto ma così insidiosa per palato.

Tuttavia, se ben dosata, la lavanda sa schiuderci meraviglie, dando un tocco di eleganza tutta peculiare ai vari piatti. Immaginatevi un tè servito con gli Scones di Thalia Ho, che l’autrice suggerisce di farcire con il lemon curd, per gustarli al meglio.

Di mio ci aggiungo la confettura di albicocche o quella di pesche bianche o quella di zucca o di melone o, a voler esagerare, le composte di patate dolci : insomma, tante variazioni sul tema più profumato della stagione, per una ricetta che rischia di diventare l’equivalente della camicia bianca per tutti i tè sotto la pergola o al tiepido sole della primavera.

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BISCOTTI ALLA FORESTA NERA

di Elena Arrigoni

A differenza del Buckle, tutti sanno che cosa sia una Black Forest o Foresta Nera, in pasticceria: strati di Pan di Spagna al cioccolato, intervallati da panna e ciliegie che si ripetono anche sulla decorazione, con scaglie di cioccolato fondente, nel caso non fossimo ancora scesi a sufficienza negli abissi della golosità senza freno, montagne di calorie incluse.

Forse per ovviare a quest’ultimo inconveniente, in questi ultimi tempi si è diffusa la moda di reinterpretare la Foresta Nera in chiavi meno impegnative, anche dal punto di vista tecnico.

Da qui, un profluvio di dolci al cucchiaio, pasticcini e biscotti a cui si affiancano anche quelli di Thalia Ho, nella declinazione più dark: al doppio fondente del cioccolato e del Dutch cocoa* si aggiunge anche una puntina di caffè per accentuare il contrasto con la dolcezza degli altri ingredienti.

Una roba seria, insomma, che dà pure dipendenza, visto che questi biscotti vanno via come ciliegie.
E mai come questa volta, il paragone è azzeccato.

* Il Dutch cocoa è un cacao che viene lavorato in modo da risultare più scuro del normale: gli Oreo, per intenderci, sono preparati con quello.
Se non doveste trovarlo, utilizzate del comune cacao amaro: il gusto è sostanzialmente lo stesso e anche il colore, alla fine, risulta sufficientemente intenso da giustificare il “black” del nome.

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CAKE ALLA CAMOMILLA CON GLASSA AL MIELE

di Ilaria Talimani

Ai tempi in cui avevo il blog, uno dei motivi per cui mi arrabbiavo (ai tempi in cui ci si poteva permettere il lusso di arrabbiarsi per niente, intendo) era l’utilizzo indiscriminato dell’espressione “perfetta per ogni occasione”, appiccicato a qualunque ricetta.

Siccome son nata rompiscatole, appena leggevo quelle parole iniziavo di default a raffigurarmi tutte le occasioni in cui proprio quel piatto sarebbe stato una jattura, invocando nel contempo il fantasma della mia maestra che, già alle elementari, pretendeva che trovassimo un aggettivo adatto per ogni nome.

Tuttavia, di fronte a questo dolce alzo le mani: perché non posso che concordare con Thalia Ho quando dice, molto umilmente, che questa è una torta senza grandi ambizioni ma che, grazie all’aggiunta del succo d’arancia, del miele e della camomilla, si candida per diventare il dolce perfetto, per ogni circostanza.
E a me basta guardarlo, per essere assolutamente d’accordo.

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TORTA ALLA ROSA BIANCA

di Katia Zanghí

Nel linguaggio dei fiori (tanto desueto, quanto rimpianto), le rose bianche sono il simbolo della purezza: come il bianco è il più incontaminato dei colori, così questo fiore allude alla integrità e alla innocenza.

Non a caso, rose bianche sono presenti anche nella iconografia religiosa, accanto ai gigli, per riferirsi alla verginità di Maria e al suo cuore puro.

E anche se noi mamme abbiamo qualità diverse 😉 da un po’ di tempo è d’uso ricevere questi fiori, per la nostra festa: il riferimento, si dice, è all’ammore di ogni mamma per i propri figli, che resta incontaminato anche dopo anni di camerette in disordine, di cellulari muti, di accorate invocazioni a tutti gli dèi perché ora ci facciano sprofondare, ai colloqui con gli insegnanti, ora ci preservino il sistema nervoso, ora ci diano la forza di non incenerire tutti i manuali della mamma perfetta, specie alla voce “gioie della maternità” 🙂

Sarà forse per questo che @thaliaho , che pure esalta la rosa bianca come eterea, pura, delicata, ci propone una torta in cui la sua presenza è un aroma sottile, discreto, sullo sfondo.
Perché, a ben guardare, l’amore delle mamme è proprio così: c’è sempre, anche quando non si vede.

Sontuoso alla vista, gentile al palato, questo dolce è il modo migliore per salutare Thalia Ho e il suo Wild Sweetness, con la promessa di un arrivederci, al prossimo libro, quando e se arriverà.

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BISCOTTI ALL’AVENA CON ALBICOCCHE, ROSMARINO E CIOCCOLATO BIANCO

di Tina Tarabelli

Wild sweetness’ è un libro molto bello, con un aspetto romantico, diviso in varie sezioni, in cui  vari elementi naturali  e selvatici danno impronta e carattere ai vari dolci e alle varie parti.

Dalla sezione ‘frutteto’, che rappresenta secondo l’autrice il tempo della tarda estate con i suoi frutti maturi, ho scelto di preparare un biscotto.

E’ semplice, ma rappresenta perfettamente con i suoi ingredienti il senso del libro, dolci con un aspetto delicato, non appariscente, con sapori e profumi  poetici, inconsueti  e sorprendenti.

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BROWNIES AL FLEUR DE SEL AFFUMICATO

di Giuliana Fabris

Se state pensando che questi brownies siano irresistibili, siete sulla strada giusta: perché sono irresistibili. E uno tira l’altro…

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BISCOTTI CON GANACHE ALLA CREMA DI CASSIS

di Giuliana Fabris

 La crème de Cassis rende  davvero particolari questi  golosissimi biscotti e non puoi fare a meno di continuare a mangiarne.

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AMARETTI MANDORLE E PISTACCHI

di Nicol Pini

Gli amaretti mandorle e pistacchi non sono i classici amaretti che siamo abituati a mangiare.
E qui bisogna fare una premessa doverosa: questi sono gli amaretti di Thalia Ho.
Non sono i classici amaretti e non vogliono esserlo.
Tutto questo per dire che non dovete perdere tempo con “complottohhhh!1!!!11” perché:
non
sono
i
nostri
amaretti.

Bon, fine della fiera.

Se però volete farli perchè avete già capito che sono una droga e non ne resterà manco uno, cioè nemmeno quello della vergogna, allora procuratevi pochi ingredienti, ma buonissimi. E pure pochi amici, altrettanto “buonissimi”: perché ci sarà da litigare, fino all’ultimo morso!

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BITTER NIB SHORTBREAD

di Elena Arrigoni

Un biscotto gigante al caffé e al cioccolato, per chi ha bisogno di una doppia sveglia al mattino- e di un’iniezione di energia, per tutte le ore della giornata!

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FREGOLOTTA AI FICHI E CHIODI DI GAROFANO

di Vittoria Traversa

Un dolce semplice e rustico che mi ha davvero riempito il cuore ed è stato molto apprezzato anche da parenti e amici. La nota speciale è data dal chiodo di garofano che, usato con gran parsimonia, esalta il sapore di nocciole e fichi.

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LEMON CURD STREUSEL CAKE

di Manuela Valentini

Lemon Curd addicted, a me gli occhi, perché questa é una torta che non potrà mancare all’appello delle vostre tentazioni: il lemon curd, infatti, sciogliendosi in cottura, ne intride ogni briciola, rendendola lievemente umida e irresistibilmente profumata.

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