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MTC n. 60 – Tema del Mese: White Russian and The Big Lebowsky

by Community

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di Patrizia Malomo – Andante con gusto

[ATTENZIONE: Se siete in ufficio, a scuola o in terapia NON cliccate PLAY, a meno che non vogliate ascoltare una colonna sonora fantastica, a dir poco!]

I cocktail sono probabilmente in circolo da sempre.

La parola cocktail intesa come miscela di alcolici di diversa tipologia, apparve in una pubblicazione londinese nel 1798 e l’uso di questo termine crebbe velocemente nell’arco dei decenni successivi nell’emisfero occidentale.

Però possiamo sicuramente pensare che questa parola sia stata coniata precedentemente, il che significa che possiamo contare su oltre 200 anni di duro lavoro nella creazione di cocktail, molti dei quali ancora popolarissimi ai giorni nostri.

Basterebbe citare dei nomi “iconici” come Martini, Margarita, Manhattan per capire, senza bisogno di spiegare, la ragione del loro successo fatto di stile e personalità.

Di contro, per alcuni cocktail oggi molto popolari, la questione si fa un po’ più complessa e misteriosa. Uno per tutti il White Russian

Il White Russian è un cocktail a base di vodka, crema di caffè e panna servito con abbondante ghiaccio in proporzioni piuttosto semplici. Spesso la panna o crema di latte, viene sostituita con del semplice latte. Cosa piuttosto inusuale per un cocktail.

Associare infatti l’idea di un elemento “infantile” come il latte, considerato nella cultura contemporanea un alimento quasi esclusivamente destinato alla crescita dei bambini, ha un che di destabilizzante.

Se inoltre volessimo indagare tra gli ingredienti dei principali cocktail serviti dal più gagliardo dei barman, avremmo difficoltà a reperirne uno che abbia del latte o panna come ingrediente primario.

In cima alla lista delle stranezze, il White Russian ha certamente la grande quantità di zucchero contenuta (derivante dalla crema di caffè e dalla panna stessa), il che significa che concedendosi una folle serata affacciati su svariati tumbler del nostro drink, non solo il risveglio sarà triste e doloroso, ma daremo una bella botta di vita alla nostra culotte de cheval.

Eppure il White Russian vive il suo momento di gloria dopo un lungo periodo di decadimento dalle liste cocktail.

La sua “cellula” vide la luce nel 1949 presso l’Hotel Metropole di Bruxelles, dove il barman Gustave Tops creò il Black Russian, la prima versione dura e pura, formata da semplice Vodka russa e crema di caffè.

Il cocktail fu pensato per l’Ambasciatore americano Perle Mesta, di sede in Lussemburgo e pare che il nome volesse fare riferimento all’ambiguità della Russia in periodo di piena Guerra Fredda. Nero come il “male” e il sospetto di cui la Russia era considerata portatrice.

Contrariamente a quanto si pensi, non si tratta di un cocktail di origine russa, perché l’aggettivo Russian, è riferito solo all’ingrediente alcolico, la Vodka.

Sulla variante White, ci sono storie discordanti.

C’è chi afferma che l’aggiunta di panna sia anch’essa frutto di Tops, ma alcuni testi sono propensi a credere che la variante arrivi solo più tardi, negli anni ’60.

Sull’Oakland Tribune del 21 Novembre 1965, apparve la ricetta ufficiale: White Russian: 1 oz each Southern, Vodka, Cream”, dove alla voce Southern si fa riferimento alla marca dell’allora popolare liquore di caffè.

Nello stesso periodo divenne così noto che molti fruitori russi di buona bevuta, lo chiamarono “il piccolo caffè del mattino”.

La sua fama non fu mai paragonabile a quella di cocktail più fashion, così che lentamente decadde la sua popolarità e richiesta.

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(foto dal web)

Ci sono voluti i grandi Fratelli Cohen con uno dei loro film più belli e più esilaranti, The Big Lebowski, per riportare il White Russian al suo antico splendore.

RICETTA

5 parti di Vodka

3 parti di Kahlua (si legge koula ed è la crema di caffè, sostituibile con la nostra Borghetti, leggermente più amara dell’originale)

2 parti di panna

Semplice. Via lo shaker. Si versa la vodka e la crema di caffè contemporaneamente in un bicchiere old fashioned dove avrete già sistemato abbondante ghiaccio.

Mescolate leggermente quindi aggiungete la panna (che potrete precedentemente sbattere con del ghiaccio per darle maggiore consistenza) facendola colare su un cucchiaino girato verso il basso, attaccato alla parete del tumbler.

Una volta pronto, mescolare appena con una cannuccia corta.

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In inverno c’è chi usa servirlo a temperatura ambiente sostituendo la crema di caffè con una tazzina di espresso (cappuccino super corretto!).

Per capire meglio, vi consiglio di guardarvi questo video (è anche un bel vedere)

Esistono numerose varianti del White Russian e ve le voglio elencare qui: il White Canadian (latte di capra al posto della panna); White Mexican (orzata invece di panna), White Cuban (rum al posto della vodka); White Belgian (liquore al cioccolato al posto del caffè); Dirty Russian (latte e cioccolato al posto della panna).

I barman considerano questo cocktail un drink da donne e perfetto come dessert, ma ci sono dolci a cui si abbina alla perfezione: zuppa inglese, Baklava, crostate al cioccolato, macaron cioccolato e caramello salato, torta di pane.

The Dude ed il White Russian – (C’è un Dude in tutti noi)

Come anticipato, se oggi conosciamo il White Russian è solo grazie a lui, il Grande Lebowski, altrimenti detto The Dude (scusate se non utilizzo la traduzione italiana di “drugo” , che cordialmente detesto perché non ha nulla a che vedere con il vero significato di Dude, ovvero qualcuno che consideri figo o ganzo, insomma uno giusto come realmente è Lebowski) .

Se ancora non avete visto questo film, vi invito, anzi, vi prego in ginocchio di farlo, perché è sicuramente uno dei più belli degli ultimi 20 anni.

Un film che ha dato vita ad una filosofia, il Dudeismo,  che ci crediate o meno praticata da migliaia di persone nel mondo.

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(foto dal web)

Raccontare la storia di The Dude in poche parole è impossibile: vi basti sapere che la trama gira intorno ad uno sbaglio di persona che finisce col trasformarsi in una valanga di disastri esilaranti.

Il protagonista è un meraviglioso Jeff Bridges, talmente calato nella parte da non poterlo immaginare diversamente.

Il Dude è un disoccupato, dedito al bowling, all’uso di droghe ( “Sai, questo…questo è un caso molto, molto complicato Maude. Un sacco di input e di output. Sai, fortunatamente io rispetto un regime di droghe piuttosto rigido per mantenere la mente, diciamo, flessibile”), completamente disinteressato a ciò che indossa (basta che sia comodo) e che per i due/terzi del film, appare con un bicchiere di White Russian in mano, o mentre se lo prepara (ne ho contati 9 almeno), circondato da un manipolo di amici inverosimili che come lui vivono alla giornata.

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(foto dal web)

Potrei definirlo un moderno fricchettone, ma il Dude è molto più di questo.

La sua imperturbabilità e sense of humor di fronte alle situazioni le più scottanti, il suo vivere slow, la sua totale mancanza di ansia o stress, l’indifferenza per il giudizio dell’altro e per il proprio apparire, lo hanno fatto amare da intere generazioni.

Alla fine quello che resta di lui è l’idea di un uomo innocuo, pulito e soprattutto privo di sovrastrutture ed artifici.

Quello che tutti noi vorremmo riuscire ad essere ad un certo punto della nostra vita.

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Mi sono chiesta più volte perché i Fratelli Cohen, registi ed autori dello script, abbiano deciso di mettergli in mano un bicchiere di White Russian: perché proprio questo e non miliardi di altri cocktail?

Non posso che rispondermi perché effettivamente è un cocktail semplice e dall’apparenza innocua.

Il Dude lo beve dal primo mattino come colazione usando latte e non panna; lo chiede come drink al bowling; se lo prepara in casa di altri con latte in polvere in mancanza di quello fresco; lo trascina con sé quando lo rapiscono su una limousine; è la causa del suo trip alla Ziegfeld Follies, in una delle più belle scene del film.

E’ il suo marchio distintivo, il suo tic, la sua coperta di Linus.

Lo ama ben mescolato, tanto che nessuno potrebbe capire cosa stia bevendo se non fosse lui a svelarlo mentre lo ordina, ad un certo punto del film.

Oggi è impossibile separare l’immagine del White Russian a quella del Big Lebowski.

Tutto merito del Dude!

Fonti

http://vinepair.com/

http://www.kahlua.com/

http://winedharma.com/

http://www.cibo360.it/

20 comments

Alessandra 30 Ottobre 2016 - 1:18

la tieni una rubrica sul cinema, patti, qui all’mtc?
perche’ come ne parli tu, non lo fa nessuno.
E come fa il modello antonio…. 🙂
bravissima!

Patty 31 Ottobre 2016 - 11:28

Tu mi tenti! 🙂

cristiana 28 Ottobre 2016 - 22:22

Hai ragione: è un bel vedere. Ma una curiosità? quanto è forte? Riesci a buttarlo giù?

Patty 28 Ottobre 2016 - 22:49

A dire la verita’ si. Crema di caffé e panna aiutano alla grande. Personalmente ho usato la proporzione originaria che prevedeva la stessa quantita’ dei 3 ingredienti. Se ti piace il caffé e ti piace la panna, questo cocktail crea dipendenza…il dude l’ho capito alla grande.
E’ un drink da donne, sono d’accordo.
Ciao cara

cristiana 28 Ottobre 2016 - 22:20

Un post meraviglioso Patty. Il film lo conoscevo, ma nulla sapevo a proposito del cocktail e la cosa tremenda è che mi state facendo venire una voglia pazzesca di alcol!

Veronica 27 Ottobre 2016 - 23:45

Adoro questo film…il dude…essere cosi almeno una volta nella vita…
Patty spettacolare un grande merito anche al marito… ihihhih complimenti

Milena 27 Ottobre 2016 - 21:00

BEllissima introduzione. questo e’ gia’ diventato il mio preferito e se lo vedesse il mio partner sarei finita!!!! DOvró vedere il film e poi non ho scelta mi toccherà provarlo!

Mapi 27 Ottobre 2016 - 15:36

Mai visto il Grande Lebowski e mai gustato un White Russian.
Credo di dover rimediare a entrambe le carenze!!!

Mai Esteve 27 Ottobre 2016 - 14:37

visto il film e lì mi sono inamorata di jeff!
E in vece con questi post-alcolici mi stò inamorando ancora più di vuoi!!!! Si può?

grazie!!!!

Patty 27 Ottobre 2016 - 15:06

Su Jeff in questo film posso solo prostrarmi in devota adorazione. E’ meraviglioso come le sue espressioni fatte di beatitudine.
Noi invece, di te siamo praticamente pazze d’amore.
Un bacio gigante.

Vittoria Traversa 27 Ottobre 2016 - 10:44

Belin il film non lho visto. Devo rimediare subito.
Il black russian l’ho frequentato spesso. White mi manca.

per me credo sia troppo dolce ma l’assaggio va fatto

Bellissimo post patty

Patty 27 Ottobre 2016 - 15:04

Sulla dolcezza non ci metterei la mano sul fuoco. La panna ha il pregio di ammorbidire il tutto in una miscela vellutata e sinuosa. Quel genere di drink che a me manda fuori di testa, visto che di fronte alla bottiglia del Baileys potrei anche lavorare per vederci il fondo. Assaggio d’obbligo, ma il film è un must. Poi mi saprai dire.
Un abbraccione.

Susy may 27 Ottobre 2016 - 10:15

Che dire il film è un cult, Jeff bridges è diventato un’icona, il White Russian è un drink molto buono e le foto sono pazzesche!!! Patty sei un mito!!!!!!! Ecco ora mi vado a guardare il film e magari mi faccio un white russian che poi dopo le 10 è già Tarda mattinata quasi pranzo e direi Che si Puo! 😂😂😂😂

Patty 27 Ottobre 2016 - 15:02

ahahahaha Mitica. Rivedilo che fa sempre bene alla salute. Gente allegra il ciel l’aiuta.
Un bel bacione cara Susy.

Ilaria 27 Ottobre 2016 - 9:43

Io ho questa fortuna di vedere i post del TdM in anteprima, con Patty abbiamo discusso del film, dei fratelli Cohen, delle foto ed è stato davvero un bel progetto e soprattutto divertente! Le foto sono perfette e ancora una volta un grazie al marito/modello.
Alla prossima, non vedo l’ora.

Patty 27 Ottobre 2016 - 15:01

Io mi sono divertita più di te perché con l’occasione l’ho rivisto e con un occhio parecchio più rilassato, ridendo ancora come una deficiente sulle stesse battute. E’ stato stupendo partecipare al tema del mese!
GRazie Ilaria e MTC <3

perladarsella 27 Ottobre 2016 - 9:28

Fantastico post Patty! Non conosco il film, shame on me, ma me lo procurerò presto. Le foto, chettelodicoaffare…

Patty 27 Ottobre 2016 - 15:00

Ti prego vedilo!
Anzi, vorrei vederlo con te perché se si ride fino alle lacrime, sono certa che con te mi arrotolerei.
E’ un film stracolmo di citazioni e riferimenti cinematografici, fin dalla prima scena che rimanda alla piuma svolazzante di Forrest Gump, solo che qui non c’è una piuma ma un cespuglio del deserto. Meraviglioso.
Vedilo e poi mi dici!
Ti abbraccio cara Perla.

FLavia Galasso 27 Ottobre 2016 - 9:25

Ma quanla nostra Dude sei tu…..intesO come ganzissima!! Mi sono letta il post ascoltando la musica….. mentre mio marito mi salutava per iniziare la sua giornata…e ora sono qua, in vestaglietta…… e mi sento un poco adude pure io…va mo lÀ…proporrei 10 minuti al giorno da vivere cosi,,…come istituzione….. ecco magari se si opTa per ilWhite russian….magari dopo le 17 ahahahahahaha, grande Patty e grande il modello!!

Patty 27 Ottobre 2016 - 14:58

Cara Flavia, io amo spassionatamente il Dude, perché è un pigro senza speranza, ma non gliene frega un beneamato nulla e soprattutto è un pacifista puro che non se la prenderebbe neanche con una formica.
Non si può non amarlo e desiderare di assomigliargli almeno un pochino. Ogni tanto fa bene essere un po’ Dude.

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